Yin e Yang
Comparsa molto presto, alla metà del I millennio a.C., la teoria di Yin e Yang deve molto agli astronomi, agli indovini e ai musicisti dell'antichità. Le sue origini sono radicate nell’antico pensiero naturalistico cinese e la religione taoista (ma anche il sistema confuciano) hanno attinto i loro concetti fondamentali proprio da queste nozioni d'origine contadina e dai comportamenti religiosi arcaici dei tempi protostorici, all’inizio dell’epoca delle società agricole. Nel taoismo, (in modo più specifico all’interno della Scuola dei Maestri Celesti (Tianshi Dao) e nell’ “Alchimia Interiore” - Neidan) e nella tradizione confuciana nelle epoche Han (III sec. a. C- III sec. d. C) e Song (X-XIII sec.) questa teoria ha poi trovato il suo sviluppo.
Secondo la tradizione cinese dal vuoto chiamato Wu-Chi che letteralmente significa “assenza di differenziazioni” o “assenza di poli” è originato il Tai-Chi, la prima forza dell’Universo, la Suprema Polarità (Yin e Yang) e attraverso la loro interazione continua e dinamica hanno creato e creano ancora oggi l’energia vitale (Qi) e tutto quello che esiste al mondo. Opposti ma allo stesso tempo complementari e interdipendenti tra loro, spiegano l’origine dell’universo così come tutti i fenomeni naturali e dell’animo umano con un dosaggio fluido e misterioso tra loro percepibile in ogni momento ed in ogni essere.
Il principio del monismo dualistico si fonda sull’intuizione legata all’osservazione della natura che la vita è un susseguire di mutamenti e le cose, i fenomeni e gli esseri sono in una condizione di scambio dinamico tra loro. Tutto l’universo appare come regolato da categorie opposte tra loro (cielo-terra, notte-giorno, femmina-maschio, freddo-caldo, interno-esterno, ecc.) e di conseguenza i mutamenti non sono altro quindi che un continuo avvicendamento di questi due opposti dell’universo oscillando senza sosta dall’estremo al suo opposto: dal giorno si passa alla notte, dal caldo dell’estate al freddo dell’inverno e viceversa. Nulla è assoluto e immutabile poiché ogni cosa o fenomeno ha in sé il seme dell’altro estremo.
Il simbolo di questa teoria è il Dao (o Tao) che presenta due aree suddivise da una curva a forma di esse in modo che Yin e Yang occupino lo stesso spazio all’interno della circonferenza. Nella parte Yin colorata di nero troviamo un punto bianco mentre in quella Yang bianca troviamo un punto nero: questo in rappresentazione del fatto che ogni fenomeno è relativo e mutevole e porta sempre al proprio interno po’ del suo opposto. Il simbolo deve esser pensato in continua rotazione a testimonianza dell’evoluzione costante e della ciclicità della natura.
Gli ideogrammi antichi che rappresentavano questi concetti erano composti dai due lati di una stessa collina: quello corrispondente allo YIN che rappresentava il lato in ombra di una collina mentre quello corrispondente allo YANG rappresentava il lato esposto al sole.
La teoria dello yin e dello yang ha trovato larga applicazione anche nella medicina tradizionale orientale: la malattia viene vista come un disequilibrio con la natura e una rottura dell’armonia fra le due forze (yin e yang) che si trovano all’interno di ogni essere. Il malato lo è perché ha commesso un errore (in modo consapevole o meno) nel suo "modo d'esistere nel cosmo" ed il problema del medico cinese consiste nel ristabilire l'armonia, l'accordo più perfetto possibile tra i ritmi interni del suo paziente con quelli dell'ambiente che lo circonda.
Anche le arti marziali cinesi si legano ai principi Yin e Yang così come la divinazione dell’I Ching “Il libro dei mutamenti”, opera antichissima utilizzata dal popolo per predire il futuro mentre dagli studiosi per analizzare aspetti filosofici e matematici.